SALERNO – L’85% degli anziani in provincia di Salerno vive con pensioni al di sotto dei 1.000 euro, il 55% non arriva a 500 euro e hanno un’aspettativa di vita che è di due anni inferiore rispetto alla media nazionale. È una fotografia impietosa quella che stamattina, durante il Consiglio generale di categoria tenutosi presso l’Hotel Mediterranea, i pensionati della Cisl provinciale hanno scattato per spiegare il momento no del territorio salernitano. “In Italia in media circa 81 anni. Bene, qui un cittadino salernitano non arriva a 79 anni. Un dato che è molto simile, d’altronde, a quello campano”, ha spiegato il segretario generale della Fnp Cisl regionale, Giuseppe Gargiulo. “Siamo davanti a una situazione senza precedenti. Le istituzioni hanno il dovere di mettere in campo risposte serie ai nostri bisogni”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Giovanni Dell’Isola, segretario generale della Fnp Cisl salernitana: “Chiediamo al Governo, anche attraverso il progetto di legge che ci ha visto impegnati nella raccolta firme, un fisco più equo e più giusto e che tutte le risorse recuperate dalla lotta all’evasione fiscale siano destinate alla crescita, ai bisogni dei più deboli, alle famiglie, al lavoro e ai pensionati”, ha detto. C’è bisogno di un patto sociale, anche perché i pensionati non potranno continuare ad essere gli ammortizzatori sociali per quelle tante famiglie campane vittime della crisi economica. Un nuovo patto sociale che investa sul futuro e coinvolga le diverse generazioni non solo per il futuro del sindacato, che sta nel territorio, ma anche per le nostre regioni da cui trarre sviluppo”. Infine la stoccata sulla sanità: “Servono risposte ai disagi assistenziali e al degrado del sistema sanitario e chiedono la riduzione dei tempi delle liste di attesa per le prestazioni, l’attuazione dei piani di zona, il potenziamento della domiciliarità, e l’aumento della rete dell’assistenza residenziale. I temi legati alla previdenza, alla sanità e alla assistenza devono ritornare ad essere oggetto di confronto attraverso processi concertativi. In Campania la situazione è drammatica, perché da settembre è sospesa l’assistenza presso le strutture private convenzionate, mentre si pensa a eliminare gli interventi chirurgici programmabili da alcuni ospedale come Vallo della Lucania, Eboli e Pagani”.