Per essere bella era bella!

Centomila lavoratori pervenuti a Piazza del Popolo, dopo ore di corteo – in una Roma assolata – non si muovono per sfizio. E’ il popolo del Sindacato. Unitario. Cgil, Cisl, Uil. Varia umanità, slogan, volantini, giornali, con annessi putipù, tamburelli e uomini sui trampoli. E tante bandiere… tante quelle della Cisl.

Belle! Perché le bandiere sono identità, appartenenza, radice e prospettiva. Perché i Partiti sono “partiti per non tornare più” e le tessere sindacali – invece – le dobbiamo conservare e “riparare in un posto del cuore dove non soffia il vento”. Con annessa critica, con spirito critico, con libertà di pensiero ed espressione. Ma in solidarietà e discussione collettiva.

Una manifestazione, dunque, imponente eppure pacifica, con i “centomila perché” il Pubblico Impiego scende in piazza. Garantiti?… Dove? Come? Quando? E’ garantito, dopo anni di frigorifero, lo sblocco del CCNL? No! E’ garantito il lavoro pubblico? No! E’ garantito l’arcipelago del lavoro precario, sfruttato, sottopagato e anonimo che pure cresce fra le pieghe e gli interstizi delle pubbliche amministrazioni? No! Sono garantite le variegate e sparse tipologie contrattuali? No! Garantite sono evasioni fiscali, i costi intollerabili di una Politica sempre più autoreferenziale, gli sprechi che tengono insieme le caste e i micro-poteri locali. Garantita è l’arroganza di un Potere che ostenta indifferenza e noncuranza. Un Potere tutto ideologico che “sfotte” più che discutere. “Volta le spalle” invece di concertare. Che diffida e ignora i soggetti sociali intermedi (i Sindacati) che hanno fatto la storia del Paese e gli hanno evitato lo sfregio camorristico-mafioso e gli avventurismi del “partito armato”. Che hanno raccontato solidarietà e condivisione. Che hanno “tenuto insieme” invece di dividere.

I centomila erano in piazza per questa narrazione. E per continuarla. Non per conservare – come dice (pinocchieggiando) il Presidente del Consiglio – bensì per innovare, conservando (questo si) il tessuto connettivo di anziani, donne, giovani. Insomma, per evitare la mucillagine sociale, coltivando coesione, confronto e democrazia.

Ed era calda quella piazza. Perché era bello confondersi fra umori, sapori e le mille ragioni. Le cento categorie del lavoro pubblico, che hanno di bello le diversità e l’unitarietà della piattaforma culturale ed ideale. Un lavoro pubblico mortificato, emarginato, farabuttizzato eppure centrale per lo “sblocco” del Paese. Calda, perché c’erano centomila storie fatte di persone e non di statistiche. Centomila esistenze e non anonimi sondaggi buoni per le comparsate televisive e i rigurgiti gastrici di Media sempre più cannibali.

Incazzata? Certo! Non si capirebbe perché non dovrebbe essere tale. Eppure festosa, cangiante, multicolore.

La Cisl di Salerno era in quella piazza. Con striscioni e bandiere. Con la levataccia di prima mattina, con ore di autobus e poi metropolitana, e poi chilometri di “maldipiedi” fra stazionamenti e snodo del corteo. Incazzati eppure sereni. Con la giusta dose di consapevolezza sindacale ed il “trovarsi insieme” comunque.

Una giornata sindacale. Cioè bella in una piazza bella, calda ed incazzata… e ci siamo pure divertiti!

SANDRO LIVRIERI

MANIFESTAZIONE UNITARIA DEL LAVORO PUBBLICO. UNA PIAZZA BELLA, CALDA E INCAZZATA. LA LETTERA DI SANDRO LIVRIERI