Le lungaggini nella riorganizzazione favoriscono gli appalti Timori per la gestione dei rifiuti e i troppi ritardi sugli Ato.
«Le società partecipate e miste? Uno strumento sbagliato nella forma e nella sostanza, che va riqualificato e rilanciato, ottimizzando i servizi e garantendo l’occupazione». È perentorio nel suo giudizio, Arturo Sessa, segretario provinciale della Cgil di Salerno. «La storia delle privatizzazioni anche in provincia di Salerno ha svelato in questi anni un sistema per aggirare i vincoli statali sulle spese degli enti locali, un atto sbagliato poiché non era collegato a verifiche di economie di scala e perché utilizzato fondamentalmente per ricollocare politici “trombati” e attribuire incarichi a consulenti, tecnici e revisori. Ne è stata la riprova il fallimento di alcune società come quella della Multiservice e della Fondazione a Pagani, della Gesema di Mercato San Severino o di Isoambiente, per non parlare di quelle in difficoltà come l’Arechi Multiservice e da ultimo la Yele ». Secondo il sindacalista, «la crisi delle società miste si è aggravata con le prime restrizioni del Governo Monti, quando nuove regole hanno imposto limiti di spesa e i costi inappropriati hanno determinato difficoltà di bilancio anche per gli enti proprietari. In pratica le crisi delle società miste e partecipate rischiavano di travolgere la stabilità economica di Comuni e Province».
Ed ora che fare? «La Cgil continua a sostenere che i servizi essenziali, di gestioni di rete e infrastrutturali, in pratica l’acqua, l’energia (luce e gas) e i trasporti locali, l’assistenza sanitaria, i servizi postali devono mantenere un asset pubblico e il relativo controllo». Per il dirigente sindacale è del tutto evidente, come ha sottolineato l’economista Bernardo Bortolotto ieri su “la Città”, «che la politica deve restare fuori dalla gestione delle società e limitarsi a dettare chiari e puntuali indirizzi programmatici, con severi controlli della qualità dei servizi resi e in generale dei risultati ottenuti».
Il fallimento di parte della stagione delle partecipate, lascia, però, aperti scenari preoccupanti nel Salernitano. «Temiamo che nell’attesa che si costituiscano le società di ambito, in particolare per i rifiuti – sottolinea l’esponente sindacale – i Comuni presi dall’emergenza si affidino ai privati, che poi sarà difficile mandare via. In questo momento non vorremmo, in generale, che la politica si allontanasse dai problemi veri, soprattutto abdicando al suo ruolo primario
di soggetto deputato all’indirizzo e al controllo». Ma l’invito è anche un altro: «La politica non venga meno al suo compito di individuare una strategia complessiva di riorganizzazione e razionalizzazione tesa a preservare la qualità dei processi produttivi e a mantenere bassi i costi per gli utenti, differenziando per fasce di utenza, tenendo conto di quelle deboli. Vanno garanti i livelli occupazionali in essere – aggiunge Sessa – stabilizzando tutto il personale precario e quello inviato dalle agenzie interinali».
La Cisl della provincia di Salerno, con il suo segretario Gerardo Ceres ribadisce: «Laddove ci sono le condizioni perché il pubblico in taluni settori gestisca i servizi, secondo criteri di efficienza e di qualità con manager che rispondono dei risultati finanziari ed economici, lo faccia. Altrimenti, che si preservi una governance pubblica ma la gestione va affidata ai privati. Ad esempio, ha senso che un Comune gestisca una mensa scolastica per cento alunni o ne ha di più affidarlo ad un privato che ne prepara mille per tutte le scuole? Ovviamente, la parte pubblica dovrà dettare chiare regole di ingaggio (un puntuale disciplinare) e riservarsi frequenti e stringenti controlli». (s.d.n.)